La variegata biodiversità del Parco
Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga è localizzato nel cuore dell’Appennino. Si estende sul territorio di tre regioni: Abruzzo, Lazio e Marche e comprende 44 comuni distribuiti su cinque provincie: l’Aquila, Teramo, Pescara, Rieti ed Ascoli Piceno.
Nel Parco vivono circa 2300 specie vegetali superiori, oltre un quinto dell’intera flora europea, e più di un terzo del patrimonio floristico italiano. L’animale simbolo del Parco è il Camoscio dell’Appennino: a seguito di un progetto di reintroduzione, oggi se ne contano circa 500 individui.
Il patrimonio faunistico dell’area protetta conta anche grandi erbivori quali cervi e caprioli ed il loro predatore per eccellenza, il lupo appenninico. Martore, Gatti selvatici, Tassi, Faine ed Istrici sono avvistabili quotidianamente, mentre, alzando gli occhi al cielo, non è raro avvistare variopinte colonie avicole fino a rapaci rari come l’Aquila reale, l’Astore ed il Falco pellegrino.
Custodite dall’imponenza delle montagne abruzzesi sono sopravvissute al tempo ed alle spietate leggi del mercato globale antiche colture come la lenticchia di Santo Stefano di Sessanio, la cicerchia di Castelvecchio Calvisio, la cicerchiola di Camarda, i ceci neri o rossi di Navelli, la pastinaca di Capitignano, le uve Moscatello di Castiglione a Casauria e il vitigno Pecorino dell’alta valle del Tronto.
Si è conservata, quasi fosse una reliquia, la patata turchesa, caratterizzata dalla buccia di color viola e la pasta bianchissima, una delle prime patate introdotte in Europa dall’America, caratterizzata da un alto contenuto di antiossidanti e antociani.
Antiche varietà di piante, tuttora coltivate da poche aziende agricole “Custodi”, possono vantare una storia millenaria, un “retaggio” culturale unico come nel caso del grano tenero “Solina”, probabilmente la siligo dei romani, il grano declamato da Plinio e Columella come il migliore in assoluto per la panificazione.
Fonte: www.gransassolagapark.it